Alla scoperta di Segusino

Scendendo a valle lungo il corso del Piave, Segusino è il primo comune all'inizio della provincia di Treviso, verso nord. Abbracciato dall’arco pedemontano trevigiano e prima delle dolomiti bellunesi, ha un’altitudine che varia dai 219 mt s.l.m. del centro abitato, fino ai 1394 mt in vetta al monte Zogo. Il territorio si estende su una superficie di 18,14 Kmq ed i paesaggi si uniscono in maniera inconsueta ed incantevole in modo ordinato, con prati fioriti, boschi ombrosi e ruscelli cristallini dove gli uomini sono ancora legati ai ritmi scanditi dalla natura. Il toponimo potrebbe derivare dal latino securus, luogo sicuro e protetto, oppure significare “territorio della Chiusa” (o “che segue la Chiusa”). Conta  al 31/12/2015  1887 abitanti. E’ gemellato con Chipilo (MEX) dal 1982 e Saint Jory (FR) dal 1997.

Storia ed Economia

Il paese viene citato per la prima volta nel 983: “in Secusino caxale unum”, in un documento di donazione terriera. Nel 1358 Segusino è infeudato dai Conti di Collalto; Napoleone lo unisce alla circoscrizione di Valdobbiadene e nel 1866, con l’annessione del Veneto al Regno d’Italia, ottiene la piena  autonomia. Paese di tradizione agricolo-contadina già nei  secoli 1600/1700, dai boschi dietro il Monte Zogo (Doc) si ottenevano quantità di legname e carbone, che veniva commerciato. Il Piave inondava spesso i terreni di fondo valle, rendendoli pressoché incoltivabili ed il versante era sfruttato soprattutto per il pascolo: i bovini ne costituivano la risorsa principale tant'è vero che ancor oggi, durante l’ultimo fine settimana di ottobre, si svolge a Segusino la rassegna del bovino nell’ambito della pluricentenaria Fiera Franca del Rosario. Il paese  conobbe nel tempo importanti fenomeni   migratori, primo fra tutti quello verso il Messico (1882) dove venne fondato il paese di Chipilo (e dove si parla tutt'oggi il dialetto segusinese); ma anche verso altri paesi d'America, d'Europa (soprattutto Francia, Svizzera, Belgio) e successivamente anche verso Australia, Canada ed Africa. La Grande Guerra cancellò gran parte della memoria storico-artistica di Segusino. Dalla ritirata di Caporetto quando il fronte si spostò sul Piave la popolazione fu costretta a rifugiarsi nel Vittoriese, soprattutto a Fregona. L’esodo durò un anno e la gente, provata dalla fame e dagli stenti, risultò quasi dimezzata, ...ma alla fine del conflitto si prodigò subito con operosità e tenacia per la ricostruzione. Nei decenni 1960/70 tanti emigranti ritornarono in patria con un bagaglio così carico di esperienza e ricchezza tale da trasformare il piccolo villaggio rurale in un vivace  centro industriale.

Fondamentale è stato il ruolo del Capitano Guglielmo Zancaner che nel 1946 insediò in centro al paese la prima fabbrica di occhiali (la “Filos”) in grado di offrire svariati posti di lavoro. Da qui sorsero nuovi fabbricati abitativi e produttivi e la planimetria urbana si allargò. Con il trainante settore dell'occhialeria e la specializzazione acquisita, parecchi operai diventarono loro stessi degli imprenditori protagonisti, dando vita ad un vertiginoso moltiplicarsi di  laboratori, imitati poi negli anni a seguire anche dai comuni limitrofi. Pur avendo risentito della crisi internazionale che ha aperto il terzo millennio, Segusino è tuttora ricco di artigianato e di industria: dall’occhialeria, al lampadario, all’abbigliamento.

Natura ed Arte

Da segnalare le località di Stramare e Milies, un tempo punti cardine dell’economia agricola, le quali hanno mantenuto il fascino degli antichi borghi: i     particolari rustici in pietra compongono un’armonia unica con la circostante vegetazione. Interessante è l’itinerario n. 1002 che, a metà strada tra Riva Grassa e Stramare, dà la possibilità di salire all’ombra del sottobosco   fino a Milies, davanti alla Chiesa di S. Maria  Ausiliatrice (datata 1875). Il fondo del sentiero (oggi in parte danneggiato) si presentava originariamente lastricato con pietre dove a  tratti si possono a tutt'oggi notare i solchi del passaggio delle slitte. Si suppone che l'opera possa essere di origine romana, come anche gli storici archi in pietra che sostengono l'abitato di Riva Grassa. Nella borgata montana Milies è attivo l’Ostello della Gioventù, attualmente di gestione comunale. Per chi invece non desidera impegnarsi troppo nella salita fino a Milies, appena prima di metà strada una deviazione sulla destra  consente di scendere a Stramare e rilassarsi tra le cascatelle del Torrente Riù. Al centro del Borgo vi è la “Fontana di San Valentino” e l’omonima chiesetta (che risale al 1800), dedicata al Santo degli innamorati. Una leggenda narra che chiunque beva l’acqua di quella sorgente avrà fortuna in amore. Ogni anno, la domenica seguente il 14 febbraio, si svolge nel borgo la festa di San Valentino organizzata dal gruppo spontaneo della borgata, amareSTRamare, in collaborazione con la Banda  Municipale (l’Associazione ha le sue origini nel lontano 1897, per merito di Angelo Furlan). L’Itinerario n. 1006 invece  inizia da via San Rocco e porta alla chiesetta dei Santi Gervasio e Protasio posto sul colle omonimo, a quota 354 metri s.l.m., ai confini con San Vito di Valdobbiadene.

Antico eremo e postazione nemica durante la Grande Guerra, a picco sul Fiume Piave, è stato restaurato da volontari segusinesi negli anni novanta. In quest'eremo risulta documentata anche la presenza di un eremita sino al XIX secolo. A dominare la vallata al confine tra pianura e montagna c'era anche il Castello di Mirabello, del quale oggi non ne esistono più tracce, ma solo qualche testimonianza scritta. Un gradevole panorama è anche quello dal colle di San Barnaba, con i suoi castagni secolari e la “chiesetta del diavoletto” (in dialetto “céseta del diaolet”) per la presenza dietro all'altare, di un piccolo affresco raffigurante un diavoletto seduto ai piedi del Santo. Da questo luogo l'intero paese di Segusino è visibile con tutti i suoi colli e vi risalta, in direzione Col Lonc, l’oratorio di Santo Stefano, costruito in pietra. Racconti popolari vogliono i boschi del luogo abitati dal “Mazharol”, una sorta di folletto dispettoso, simile al diavolo, con mani e piedi caprini, abito rosso e cappello appuntito, che si nasconde fra gli alberi, in attesa di tormentare i passanti. Segusino appartiene alla Diocesi di Padova. La Chiesa Parrocchiale, intitolata a Santa Lucia, è nominata il 18 luglio 1259, nel testamento di Guglielmo Guicciardini (fondatore dell’Ospedale di Valdobbiadene) ma già nel 1297 è elencata nelle “Rationes decimarum” come cappella soggetta alla pieve di Santa Maria di Quero. Decorata in stile neogotico, l’atmosfera all’interno è molto luminosa, così come lo sono i due recenti dipinti della protettrice, ad opera del pittore Sergio Favotto. Il Campanile non spicca in evidenza; forse è il motivo che, negli anni ‘20 spinse a costruire la Torre Campanaria, senza dubbio il monumento simbolo di Segusino. Inaugurata nel 1926, viene gestita dal Comune per la manutenzione strutturale, e dalla Parrocchia per le funzioni campanarie. Durante tutto l'anno all'interno dell'ex casa del cappellano, è possibile visitare il Presepio Artistico che   ritrae la vita contadina locale anni 20-40-60, curata nei minimi dettagli; e che, assieme ai Presepi nei Borghi durante il periodo natalizio, richiamano in paese migliaia di visitatori. www.presepiosegusino.it  Facebook: Presepio Segusino). Nel 2001, sul Monte Zogo è stato scoperto un importante sito archeologico dell’età del rame, in cui gli ominidi primitivi si approvvigionavano e lavoravano gli utensili di selce.

Nel 2016 è stato inaugurato l'Eco Bike Park, un gruppo di sette itinerari ad anello da percorrere in mountain bike o a piedi, lungo vecchie strade e sentieri dal paese, grazie all’importante contributo della Regione Veneto e al lavoro di molti volontari segusinesi, i tracciati sono scaricabili dal nostro sito entrando nel menù ECO BIKE-PARK

Prodotti locali

I prodotti tipici del luogo sono: primo fra tutti il formaggio S-cèch, da cui i segusinesi hanno ereditato il soprannome onomatopeico. Si tratta di un formaggio fresco, a pasta morbida, ottenuto da latte crudo e salato in scolatura. Nel tempo però il nome S-cèch è stato allargato anche a formaggi più invecchiati, assumendone una denominazione più tipicamente di formaggio prodotto nel territorio di Segusino. Negli ultimi anni   stanno ritornando in voga anche molti altri prodotti enogastronomici che spaziano dagli insaccati, alle patate di Milies, marmellate, formaggio di capra, tartufo nero e tanti altri prodotti della terra, rigorosamente "Made in Segusino". Ultima, ma non meno importante, la coltivazione di uva Glera adibita alla produzione di vino Prosecco D.O.C. dall'influenza della vicina Valdobbiadene. Sempre più numerose sono anche le varie aziende agricole a conduzione famigliare, che spaziano dalla produzione dei derivati del latte sia vaccino che caprino, all'allevamento dei maiali, oche, conigli, polli, e perfino particolari e pregiati ovini da lana e filati. Ricco anche il panorama delle proposte eventi durante tutto l'anno, a cura delle numerose associazioni locali o dei tanti ed attivi gruppi spontanei, tra le quali spiccano le iniziative come la festa di San Valentino a Stramare, la festa del Narciso a Milies, la corsa in montagna "Ndar e tornar da Doc", le feste estive per i giovani come la Festa della Birra; la Fiera Franca del Rosario, la Sagra di Santa Lucia, "Alla Scoperta dei Presepi e dei Borghi di Segusino", il Mercatino di Natale e molti altri eventi ancora, tutti costantemente descritti nei siti internet o nelle pagine Facebook fin qui citate.

Un suggerimento

Se passate da queste parti o se volete programmare un weekend di gusto e splendori naturali, fermatevi a      Segusino: cordiale ospitalità vi attende in abbondanza.